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Dalla parola alla Parola
di don Pier Giorgio Paolini
 
Presentazione del libro
 

I due termini del titolo, parola e Parola, si rimandano l’uno all’altro: la parola è l’elemento fondamentale della comunicazione umana mentre la Parola (il Logos o Verbo) lo è della comunicazione divina perché il Dio invisibile si è comunicato nel suo Verbo, nella sua Parola. La prima esprime la realtà umana come scambio, conoscenza, e soprattutto un modo di esistere razionale, logico (da logos). La seconda indica invece la dimensione intima di Dio, dove il Logos è in principio «presso Dio», rivolto verso di lui in un dinamismo totale di appartenenza e di reciprocità.

I due termini esprimono due movimenti: dalla parola alla Parola e dalla Parola alla parola. Il primo è il nostro cammino di apertura progressiva al Logos di Dio e alla sua carica rivelante, il secondo è il cammino dell’incarnazione per cui il Verbo di Dio diviene esprimibile e si comunica: il primo senza il secondo non può avvenire, il secondo senza il primo non ha significato; sono entrambi necessari l’uno all’altro.

Questo libretto cerca di dare alcune indicazioni per percorrere il cammino che dalla parola della Scrittura porta alla Parola: si esce dalla logica umana e si entra nella logica divina.

 

Il libretto è arricchito dai dipinti di Giancarlo Cocchia, posti alla fine per ripercorrere in modo iconografico il cammino di lettura proposto. Preceduti da una presentazione di Enrica Talà dal titolo «Giancarlo Cocchia: dal reale all’assoluto di Dio», essi inducono a «fare pausa» dinanzi alla Parola e invitano al «raccoglimento»; la loro visione è proposta per un bilancio spirituale e della propria vita guardando a quelle figure che la mano del pittore ha reso «faro», orientamento, vicinanza. Il messaggio estetico diventa così etico: può accrescere la consapevolezza e il coraggio di sperimentare, nonostante le asperità e le fragilità, la maturazione della propria fede. La loro interpretazione, scarna di sottolineature tecniche, è volutamente orientata verso una antropologia teologica in cui l’«incontenibile attesa di una bellezza che salvi», sia attesa della trasfigurazione del mondo che nei frammenti visibili del già, serbi il non ancora Invisibile della risurrezione come promessa del Regno di Dio.

(Il libro può essere richiesto in Sacrestia).

 
 
Gli incontri di giugno 2020
 
Primo incontro, giovedì 4 giugno 2020
Scopo dei tre incontri è quello di comprendere come si possa attuare il passaggio dalla "parola" della Bibbia o Scrittura alla "Parola" che è Cristo Gesù. Tale passaggio è parte di un processo più ampio che è importante approfondire.
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Secondo incontro, giovedì 11 giugno 2020
Nel primo incontro, dopo aver visto il significato del titolo, ci siamo fermati sulla Bibbia o Scritfura come parola che si presenta a noi scritta per risalire lentamente alla sua origine: dallo scritto alla parola orale o annuncio, e da qui alla sua origine che è Dio stesso. Come conclusione una breve considerazione sul processo storico che è alla base della trasmissione e della formazione della Bibbia, cioè la memoria.
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Terzo incontro, giovedì 18 giugno 2020
Il secondo incontro ha messo in evidenza due cose: il rapporto essenziale tra lo Spirito Santo e la parola (Parola) e gli insegnamenti di Gesù sul modo di ascoltare, tratti in particolar modo dal vangelo di Luca e da quello di Giovanni. I verbi che descrivono il rapporto tra la parola annunciata e l'ascoltatore sono diversi. Si parte da ascoltare, il verbo della prima ricezione; perché l'ascoltare possa essere proficuo e non si risolva in un'adesione superficiale, è necessario che sia seguito dal comprendere, cioè afferrare il contenuto della parola ascoltata. Questo però non pone termine al rapporto con la parola ascoltata perché, se deve portare frutto, è necessario che permanga la relazione con l'ascoltatore, espressa dai verbi trattenere e custodire. Il passaggio ultimo nel cammino di "appropriazione" della parola è espresso dal verbo rimanere che apre a colui che dalla parola è testimoniato, ovvero la Parola. Gli ultimi verbi si spostano invece sulle conseguenze operative che deriva da questo tipo di ascolto ed espresse dal verbo fare e fruttificare.
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