Stampa
Un corpo mi hai preparato
 
Giovedì 13 dicembre 2018
 
La lettera agli Ebrei presenta una lettura dell’atto offertoriale compiuto da Gesù secondo la sua prospettiva sacrificale, cioè nel confronto con i sacrifici dell’Antico Testamento. L’offerta di Gesù è fatta al Padre e per mezzo di essa la santificazione si estende a coloro che credono. Per questo nell’ultima parte esortativa l’autore invita ad entrare nel «santuario» e quindi a vivere la vita nuova santa che ne consegue con fede, speranza e carità. È un brano che aiuta a capire meglio la dimensione eucaristica nella quale i diversi aspetti dell’offerta di Cristo sono realizzati e manifestati.
 
Eb 10,1-25
La Legge, poiché possiede soltanto un’ombra dei beni futuri e non la realtà stessa delle cose, non ha mai il potere di condurre alla perfezione per mezzo di sacrifici – sempre uguali, che si continuano a offrire di anno in anno – coloro che si accostano a Dio.2Altrimenti, non si sarebbe forse cessato di offrirli, dal momento che gli offerenti, purificati una volta per tutte, non avrebbero più alcuna coscienza dei peccati?3Invece in quei sacrifici si rinnova di anno in anno il ricordo dei peccati.4È impossibile infatti che il sangue di tori e di capri elimini i peccati.
5Per questo, entrando nel mondo, Cristo dice: Tu non hai voluto né sacrificio né offerta, un corpo invece mi hai preparato.6Non hai gradito né olocausti né sacrifici per il peccato.7Allora ho detto: «Ecco, io vengo – poiché di me sta scritto nel rotolo del libro – per fare, o Dio, la tua volontà».8Dopo aver detto: Tu non hai voluto e non hai gradito né sacrifici né offerte, né olocausti né sacrifici per il peccato, cose che vengono offerte secondo la Legge,9soggiunge: Ecco, io vengo a fare la tua volontà. Così egli abolisce il primo sacrificio per costituire quello nuovo.10Mediante quella volontà siamo stati santificati per mezzo dell’offerta del corpo di Gesù Cristo, una volta per sempre.
11Ogni sacerdote si presenta giorno per giorno a celebrare il culto e a offrire molte volte gli stessi sacrifici, che non possono mai eliminare i peccati.12Cristo, invece, avendo offerto un solo sacrificio per i peccati, si è assiso per sempre alla destra di Dio,13aspettando ormai che i suoi nemici vengano posti a sgabello dei suoi piedi.14Infatti, con un’unica offerta egli ha reso perfetti per sempre quelli che vengono santificati.
15A noi lo testimonia anche lo Spirito Santo. Infatti, dopo aver detto:16Questa è l’alleanza che io stipulerò con loro dopo quei giorni, dice il Signore: io porrò le mie leggi nei loro cuori e le imprimerò nella loro mente, dice:17e non mi ricorderò più dei loro peccati e delle loro iniquità.18Ora, dove c’è il perdono di queste cose, non c’è più offerta per il peccato.
19Fratelli, poiché abbiamo certezza di entrare nel santuario per mezzo del sangue di Gesù,20via nuova e vivente che egli ha inaugurato per noi attraverso il velo, cioè la sua carne,21e poiché abbiamo un sacerdote grande nella casa di Dio,22accostiamoci con cuore sincero, nella pienezza della fede, con i cuori purificati da ogni cattiva coscienza e il corpo lavato con acqua pura.23Manteniamo senza vacillare la professione della nostra speranza, perché è degno di fede colui che ha promesso.24Prestiamo attenzione gli uni agli altri, per stimolarci a vicenda nella carità e nelle opere buone.25Non disertiamo le nostre riunioni, come alcuni hanno l’abitudine di fare, ma esortiamoci a vicenda, tanto più che vedete avvicinarsi il giorno del Signore.
 
     1. Lettura
Per comprendere il brano e la sua lettura all’interno del discorso eucaristico è necessario tenere presente il tema fondamentale di Ebrei che giunge ora al suo compimento. L’autore, scrivendo ai suoi destinatari, si sforza di far loro comprendere il significato del dono della vita di Gesù e le sue conseguenze attraverso l’uso delle immagini cultuali e sacrificali dell’Antico Testamento. Il rito fondamentale preso in considerazione da Ebrei è quello del Giorno dell’espiazione (Lev 16) quando il sommo sacerdote, con il sangue dei sacrifici offerti, entrava nel Santo dei santi, dove era l’arca dell’alleanza ed era perciò il luogo della presenza di Dio, e compiva la purificazione. Per l’autore di Ebrei questo atto rimanda a quanto Gesù ha fatto: come sommo sacerdote di un nuovo tipo, quello di Melchisedek, entra nel santuario che è il cielo di Dio, il santuario non fatto da mani di uomo, dopo aver compiuto la purificazione dei peccati non con il sangue di animali ma mediante il proprio sangue. Il brano in lettura sintetizza il cammino di riflessione fatto e mostra le conseguenze che ne sono scaturite. Sono tre i punti fondamentali su cui il brano si sofferma:
1.1. Per due volte si fa notare la differenza tra la struttura cultuale dell’Antico Testamento e l’atto compiuto da Cristo. In apertura (vv. 1-4) si fa notare che la ripetitività dei sacrifici è il segno della loro incapacità a purificare; se infatti avessero avuto questa capacità – così ragiona l’autore – avrebbero già cessato di offrirli: il ripeterli ogni anno è perciò il segno di questa incapacità. Torna ancora su questa ripetitività al v. 11 per poi fermarsi sull’atto di Cristo.
1.2. Al centro del brano c’è perciò quello che Gesù Cristo ha compiuto. La prospettiva di Ebrei è ampia perché, partendo da una lunga citazione del Sal 39 (40), mette in evidenza l’offerta di Cristo a Dio in virtù della quale sono tolti i sacrifici ed avviene la santificazione. La volontà è quella di Dio alla quale Gesù aderisce pienamente. Dopo il breve inciso del v. 11, che ribadisce la molteplicità di atti del culto anticotestamentario, completa il discorso riguardante Cristo con lo sguardo sulla conclusione: compiuto l’atto dell’offerta (la morte), egli è alla «destra di Dio» (Sal 109,1: «siedi alla mia destra») e la sottomissione a lui dei «nemici». In questo modo arriva al termine la trattazione che era stata sinteticamente annunciata all’inizio della lettera: «Dopo aver compiuto la purificazione dei peccati, sedette alla destra della maestà nell’alto dei cieli» (Eb 1,3)
1.3. Quali i benefici per noi? Al v. 10 aveva affermato: «Mediante quella volontà siamo stati santificati per mezzo dell’offerta del corpo di Gesù Cristo, una volta per sempre». Riprende e completa il discorso al v. 14: «con un’unica offerta egli ha reso perfetti per sempre quelli che vengono santificati». La terminologia è cultuale ma il contenuto è chiaro: l’offerta di Cristo permette di accostarsi a Dio e di vivere la comunione con lui. Spostandosi ora ad un testo profetico, quello di Ger 31,33.34, Ebrei esprime in altro linguaggio la stessa conseguenza: c’è il nuovo ordine, quello della legge nei cuori, ed è tolto il peccato.
Al v. 19 inizia la parte esortativa: se questa è la situazione, cosa si deve fare? Intanto l’autore richiama la condizione di privilegio: c’è ormai la certezza di entrare nel «santuario», che è Dio stesso perché è stata aperta la via da Gesù con la sua offerta. A questa condizione di privilegio segue l’esortazione vera e propria che invita alla fede, alla speranza ed alla carità: si cammina verso Dio, il Padre, sulla via che Gesù ha aperto purché ciò avvenga con «pienezza di fede», non venendo meno alla speranza nelle promesse fatte da «colui che è fedele», interessandosi gli uni agli altri nella carità.
 
     2. Riflessione
Il brano di Ebrei è una trattazione sull’opera compiuta da Gesù, per mezzo della quale è sostituito l’ordine cultuale antico, incapace di donare salvezza, con quello nuovo centrato sull’offerta di Gesù. Tuttavia esso si presta per una riflessione che successivamente può trasformarsi in preghiera.
2.1. Al centro del brano vi è Gesù Cristo che rapidamente viene presentato nei suoi tratti essenziali. L’espressione iniziale «entrando nel mondo» rimanda all’incarnazione, come anche subito dopo afferma con la citazione del Sal 39 «un corpo mi hai preparato» ed il riferimento alla carne nel v. 20. L’entrare nel mondo è guidato dalla «volontà» di Dio che il Figlio accoglie attraverso le parole del salmo e centrate sulle parole «Ecco io vengo» ad indicare una dispo12
nibilità assoluta. L’«ecco io vengo» si manifesta storicamente nell’«offerta del corpo di Gesù Cristo» una sola volta: in questo modo il corpo donato dal Padre al Figlio è da questi offerto al Padre ed in questa circolarità noi siamo trascinati nella santità di Dio e «resi perfetti». Successivamente lo sguardo si posa su Gesù che siede alla destra del Padre: è il Cristo risorto, a cui è consegnato definitivamente ogni potere ed a lui sono sottomessi i suoi «nemici». Presentandoci così la persona di Cristo, l’autore ci invita a fissare su di lui il nostro sguardo di fede, come dirà più avanti: «corriamo con perseveranza nella corsa che ci sta davanti, tenendo fisso lo sguardo su Gesù, colui che dà origine alla fede e la porta a compimento» (Eb 12,1-2).
2.2. Ripetitivamente veniamo invitati a prendere coscienza della realtà in cui siamo entrati e che si esprime, all’inizio della parte esortativa, come cammino nella «via nuova e vivente» che è Gesù stesso e la sua carne, passaggio verso Dio. Santificati, resi perfetti, perdonati, sono termini diversi mediante la quale si esprime la nostra identità di figli di Dio e partecipi di lui. Per questo motivo l’autore esorta a vivere con fede, speranza e carità, che significa in una adesione piena e totale al dono ricevuto.
 
     3. Preghiera
La preghiera nasce accogliendo l’immagine di Gesù che il brano presenta: l’«ingresso» nel mondo con l’incarnazione, cioè l’assunzione del corpo che «mi hai formato», l’offerta di questa carne nella propria morte che diviene via per giungere a Dio. Nasce un sentimento di gratitudine e di risposta nell’offerta di noi stessi a questo Signore con la sottomissione a lui che «siede alla destra di Dio».
Copyright 2011