Da Cristo a Cristo
Giovedì 14 marzo 2019
Il cammino di riflessione percorso sin qui ha avuto come punto di partenza la cena di Gesù come presentata dall’evangelista Luca. Attraverso le due letture di Eb 10 e Gv 6 siamo stati posti di fronte al significato del dono di Gesù. Paolo nella prima lettera ai Corinzi ha permesso di cogliere il senso dell’atto eucaristico all’interno di una vita di comunità. Ancora Paolo in questa lettura ci manifesta la conseguenza del dono del corpo di Cristo: la vita della Chiesa come suo corpo, che cresce arricchito dei doni che da lui discendono.
Ef 4,1-16
Io dunque, prigioniero a motivo del Signore, vi esorto: comportatevi in maniera degna della chiamata che avete ricevuto, 2con ogni umiltà, dolcezza e magnanimità, sopportandovi a vicenda nell’amore, 3avendo a cuore di conservare l’unità dello Spirito per mezzo del vincolo della pace. 4Un solo corpo e un solo Spirito, come una sola è la speranza alla quale siete stati chiamati, quella della vostra vocazione; 5un solo Signore, una sola fede, un solo battesimo. 6Un solo Dio e Padre di tutti, che è al di sopra di tutti, opera per mezzo di tutti ed è presente in tutti. 7A ciascuno di noi, tuttavia, è stata data la grazia secondo la misura del dono di Cristo. 8Per questo è detto: Asceso in alto, ha portato con sé prigionieri, ha distribuito doni agli uomini. 9Ma cosa significa che ascese, se non che prima era disceso quaggiù sulla terra? 10Colui che discese è lo stesso che anche ascese al di sopra di tutti i cieli, per essere pienezza di tutte le cose. 11Ed egli ha dato ad alcuni di essere apostoli, ad altri di essere profeti, ad altri ancora di essere evangelisti, ad altri di essere pastori e maestri, 12per preparare i fratelli a compiere il ministero, allo scopo di edificare il corpo di Cristo, 13finché arriviamo tutti all’unità della fede e della conoscenza del Figlio di Dio, fino all’uomo perfetto, fino a raggiungere la misura della pienezza di Cristo. 14Così non saremo più fanciulli in balìa delle onde, trasportati qua e là da qualsiasi vento di dottrina, ingannati dagli uomini con quella astuzia che trascina all’errore. 15Al contrario, agendo secondo verità nella carità, cerchiamo di crescere in ogni cosa tendendo a lui, che è il capo, Cristo. 16Da lui tutto il corpo, ben compaginato e connesso, con la collaborazione di ogni giuntura, secondo l’energia propria di ogni membro, cresce in modo da edificare se stesso nella carità.
1. Lettura
È ormai terminata la prima parte in cui Paolo ha rivelato qual è il mistero nascosto dall’eternità (capp. 1-3): Dio ha stabilito di liberare gli uomini per renderli luogo della sua presenza, superando la fase della divisione tra ebrei e pagani. Tutto questo si manifesta ora nella Chiesa e Paolo ne è annunciatore. A questo punto inizia la parte esortativa, che occupa gli ultimi tre capitoli della lettera: l’apostolo esorta a vivere in modo adeguato al dono ricevuto. Il brano in lettura presenta due parti: 1. i vv. 1-6 insistono particolarmente sulla tensione all’unità che deve caratterizzare i membri della comunità: superando ogni forma di contrasto vivere quell’unità che è frutto dello Spirito. 2. i vv. 7-16 invece mostrano come la Chiesa, qui identificata come «corpo di Cristo», tenda a crescere attraverso la molteplicità dei doni di cui il Signore risorto l’ha arricchita e continua ad arricchirla.
1.1. Conservare l’unità dello Spirito (vv. 1-6)
Questa prima parte dell’esortazione contiene un invito a custodire «l’unità dello Spirito» (vv. 1-3), i cui elementi fondamentali sono esplicitati subito dopo (vv. 4-6).
Comportatevi (alla lettera: camminate). È il verbo che esprime la vita nella sua concretezza: come ci si deve comportare? Cosa dobbiamo fare? La risposta è data subito rimandando alla chiamata attraverso la quale gli ascoltatori sono divenuti cristiani.
La chiamata che avete ricevuto. Qual è questa chiamata? È quella avvenuta attraverso l’annunzio evangelico che, una volto accolto, ha immesso nella nuova realtà che è stata descritta in Ef 2: la Chiesa come abitazione di Dio per mezzo dello Spirito. In questa nuova realtà coloro che hanno creduto vengono «edificati insieme» (2,22).
Conservare l’unità dello Spirito per mezzo del vincolo della pace. L’unità è la conseguenza dell’opera di Cristo che, morendo in croce, ha unificato con il dono dello Spirito santo ciò che era separato. Ora questa unità è consegnata in mano ai credenti che debbono gestirla nell’incessante tensione dell’uno verso l’altro secondo quanto dice il v. 2: «con ogni umiltà, dolcezza e magnanimità, sopportandovi a vicenda nell’amore». In questo modo si conserva il «vincolo della pace» che è dono di Dio.
Un solo…. I vv. 4-6 presentano in progressione l’unità in quanto dono: si parte dalla dimensione della Chiesa, espressa dalle parole «un solo corpo e un solo Spirito»; si passa poi a Cristo risorto, il Signore, oggetto della fede e con cui si è in relazione attraverso il battesimo: «un solo Signore, una sola fede, un solo battesimo»; si giunge infine a Dio che qui è presentato come sorgente dell’unità totale della Chiesa perché «Padre di tutti, che (è) su tutti, attraverso tutti, in tutti». La prospettiva è profondamente trinitaria: dallo Spirito, a Cristo, al Padre.
1.2. La grazia data a ciascuno (vv. 7-16)
La prospettiva dell’unità, fortemente sottolineata nei vv. 1-6, prende ora una direzione diversa: quella della molteplicità dei doni elargita a ciascuno dal Cristo risorto e asceso al cielo. Dopo il v. 7, che costituisce una specie di titolo, i vv. 8-10 sottolineano l’azione di Cristo risorto mentre i vv. 11-16 mostrano le conseguenze nella Chiesa che, arricchita dei suoi doni, cresce verso di lui.
La grazia secondo la misura del dono di Cristo. Cosa sia la grazia si capisce a partire dal v. 11: sono quelli che altrove vengono chiamati i carismi, dati a ciascuno secondo un criterio che non è stabilito dall’uomo ma da Cristo.
Ascese al di sopra di tutti i cieli. I vv. 8-10 sono centrati sulla citazione del Sal 67,18 un po’ modificata: ascendendo in cielo vittorioso Cristo ha riempito di doni gli uomini. Volendo essere completo, Paolo fa notare che colui che è asceso in cielo era prima disceso sulla terra; dopo aver compiuto l’opera della pacificazione «per mezzo della sua carne» (2,15), egli è salito glorioso in cielo per riempire con la sua presenza tutte le cose: questo significa che tutte le cose gli sono sottomesse e gli appartengono.
Per preparare i fratelli a compiere il ministero. Il periodo che inizia al v. 11 è molto complesso. Possiamo però partire da una prima affermazione: i doni di essere apostoli, profeti, ecc., hanno come fine ben preciso i «santi» (qui tradotto con fratelli), cioè tutti i membri della Chiesa, per metterli in grado di «compiere il ministero» ed in questo modo edificare, far crescere il «corpo di Cristo», che poi è la Chiesa stessa. I grandi carismi sono orientati a permettere a ciascuno di vivere il proprio servizio a favore di tutto il corpo, che in questo modo viene «edificato».
L’unità della fede e della conoscenza del Figlio di Dio. Il v. 13 specifica il fine della crescita: è Cristo stesso. Questo viene detto attraverso una progressione: anzitutto l’unità della fede e quindi della conoscenza del Figlio di Dio; ma questo non basta: Cristo è l’uomo perfetto a cui ci avviciniamo per la spinta dei doni del Signore per entrare come Chiesa nella sua pienezza divina.
Non saremo più fanciulli in balìa delle onde. Il forte orientamento verso Cristo preserva dall’errore. L’immagine del vento e delle onde che esso solleva è significativa e fa comprendere bene la portata negativa delle influenze che provengono dall’ambiente.
Cresciamo. I vv. 15-16 descrivono due moti opposti: da noi verso Cristo (v. 15) e da Cristo, il capo, verso di noi (v.16). Il moto nostro verso Cristo avviene «agendo secondo verità nella carità». Con questa espressione probabilmente la lettera intende riferirsi al Vangelo, chiamato in Ef 1,13 «la parola della verità»: ciò che perciò fa crescere verso Cristo è la sua parola, posto come fondamento di un vivere comune nella carità. Da Cristo invece il corpo riceve l’energia che, passando attraverso le giunture e le membra, cioè i singoli carismi, gli permette di crescere. In questo modo ritorna l’affermazione iniziale: Cristo risorto ricolma la sua Chiesa di doni ed essa cresce verso di lui.
2. Riflessione
2.1. Una unità dinamica.
L’unità, che è il punto di arrivo del progetto divino ed è quindi un dono, si presenta in modo dinamico e si realizza in due modi: mantenendo il vincolo della pace nell’attenzione e nella carità reciproca; vivendo il proprio servizio a bene degli altri così da favorire la crescita del corpo che è la Chiesa.
2.2.Cristo Gesù come origine e termine della crescita.
Cristo risorto è all’origine della crescita della Chiesa attraverso i suoi doni; nello stesso tempo egli è colui verso cui tende la Chiesa spinta dalla ricchezza dei doni. Paolo indica anche quelle che sono le «tappe» del cammino verso Cristo: l’unità della fede, la conoscenza del Figlio di Dio, l’uomo perfetto, la pienezza di Cristo, cioè entrare e partecipare della divinità di Cristo.
2.3. La reciprocità.
Le parole di Paolo sono indirizzate ai membri della comunità che sono richiamati ad una attenzione reciproca in due modi diversi: il primo che potremmo definire esistenziale e si esprime attraverso termini come umiltà, dolcezza e magnanimità; il secondo può essere definito ecclesiale nel senso che ciascuno è richiamato alla sua propria funzione all’interno della comunità ed a sapere che la sua azione è necessaria per la crescita del tutto.
3. La preghiera
Il punto centrale del brano è Cristo, da cui proviene ogni dono e verso cui tutto si orienta. Questo ci permette di passare alla preghiera in due modi: dal punto di vista personale è la percezione di noi stessi posti dinanzi al Signore come senso e significato della nostra vita; dal punto di vista comunitario od ecclesiale è la percezione di un cammino tutti insieme verso di lui. La preghiera, anche quando è personale, ha sempre valenza di Chiesa.